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In Italia arriva la raccolta differenziata del tessile

Dal 1 Gennaio 2022 in Italia è arrivata la raccolta differenziata obbligatoria per i rifiuti tessili, prima destinati all'indifferenziato.

Questo accade con il decreto legislativo 116/2020, nell'ambito del PNRR, e con ben tre anni di anticipo rispetto a quanto richiesto a livello Europeo.

Buone notizie, no? Sì e no, vediamo perché.



In parte la raccolta dei rifiuti tessili era già strutturata grazie ai bidoni gialli per la raccolta degli indumenti usati, ma ora si punta al 100% della raccolta, comprendendo anche altri tipi di materiali tessili, come tappezzeria, lenzuola, asciugamani... Questo onere viene lasciato ai comuni, che dovranno quindi organizzarsi non solo con i bidoni appositi (che sono già presenti nel 75% dei comuni) ma anche con il successivo processo di smistamento, recupero o smaltimento.


Dall'analisi di Fondazione Sviluppo Sostenibile, nel 2019 i rifiuti tessili dalla raccolta urbana (quindi abbigliamento post-consumo) sono circa il 30% del totale, ma parliamo comunque di 146.000 tonnellate all'anno di vestiti da smistare. Se il 70% quindi proviene dall'industria, nella forma di ritagli e scarti dell'industria tessile, che sono più facilmente da smistare e reintrodurre nel ciclo di recupero, perché ne conosciamo la composizione, la questione è differente per l'abbigliamento, dove il lavoro diventa ingente e totalmente manuale.



Come avviene la selezione dei rifiuti raccolti nei bidoni urbani?

La prima selezione è tra i capi ancora riutilizzabili e quelli che non lo sono. I primi a loro volta vengono smistati a livello qualitativo, con una piccola parte che rimarrà in Italia gestita tra enti di beneficenza e negozi di seconda mano, e il resto venduto in massa a paesi del terzo mondo.


Il non riutilizzabile invece dovrà essere smistato a seconda della composizione del materiale: ricordiamo infatti che solo i capi mono-materiali possono essere riciclati in nuove fibre (100% cotone, lana, cashmere...) mentre i misti, specialmente ad alta percentuale di sintetico, verranno utilizzati per imbottiture, pannelli isolanti o fono-assorbenti. Una parte (il 10% circa) finisce invece in discarica o ad altre forme di smaltimento.



Se qualcosa inizia a muoversi dal punto di vista istituzionale, la situazione non è ancora ideale, perciò ci sentiamo di dare qualche consiglio...

Prima di gettare un capo nel bidone:

  • Se è ancora in buone condizioni, possiamo scambiarlo con un'amica? Rivenderlo su un'app di second-hand?

  • Se è danneggiato, possiamo ripararlo? Recuperarlo con un po' di upcycling?

  • È un capo in 100% cotone, lana o cashmere che possiamo dare direttamente a chi può riciclarlo? (ad esempio Rifò)

Ovvio poi che le domande importanti dovrebbero avvenire ancora prima, in fase di acquisto:



Per approfondire:

L'Italia del Riciclo 2021, un report della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile

L'ottimo approfondimento di Rifò

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